SERP: analisi dei risultati e delle features di Google

Data di pubblicazione:14 Apr 2024

Andrea Becchetti

Quando parlo di SEO nei corsi o con i miei clienti, uno dei primi termini di cui tratto acronimo e significato è proprio SERP. La pagina dei risultati di ricerca di Google è una vera e propria miniera d’oro di informazioni per comprendere l’ecosistema dietro agli obiettivi di ricerca degli utenti in relazione ai Brand.

E non sto parlando soltanto del ranking, il posizionamento dei risultati stabilito dal motore di ricerca. Non fraintendermi: il ranking è importante ma è anche, in un certo qual modo, la parte finale del “viaggio” che devi fare. E ogni viaggio che si rispetti ha un punto di partenza e un tragitto da percorrere, prima di arrivare alla destinazione.

Se il tragitto è l’ottimizzazione e il traguardo è il posizionamento organico, il punto di partenza per me è sempre stato proprio l’elemento (e le sue caratteristiche) di cui ti parlerò in questo post: la SERP.

Partiamo subito, allora. Preparati a navigare tra le features della pagina dei risultati di ricerca di Google.

Cos’è la SERP: acronimo e aspetto generale

L’acronimo SERP deriva dall’inglese Search Engine Results Page, traducibile in italiano con pagina dei risultati del motore di ricerca. É la pagina che visualizzi dopo aver digitato una query nella pagina iniziale del motore di ricerca o nella barra posta in alto nel browser.

Esempio di SERP a partire dalla ricerca Google

Come ti ho anticipato, la SERP è una vera e propria miniera d’oro per comprendere tanto lo stato del mercato che hai di fronte, quanto l’approccio che Google ha nei riguardi di quel mercato.

Le pagine dei risultati di ricerca mostrano infatti:

  1. il ranking del motore di ricerca, ovvero la classifica dei risultati ritenuti “migliori” da Google (e dagli altri search engines) in relazione alla query digitata;
  2. le features disponibili per ciascuna query di ricerca.

Sono entrambi aspetti di cui non puoi non tenere conto in praticamente tutte le fasi di ottimizzazione SEO. Dalla keyword research alla link building, passando per l’analisi delle intenzioni di ricerca, l’ottimizzazione OnPage e la strutturazione di un sito web, la SERP ti fornisce la quasi totalità dei tasselli di cui hai bisogno per fare un lavoro consapevole e massimizzare i risultati dei tuoi sforzi.

Caratteristiche generali delle SERP

Le pagine dei risultati di ricerca sono una sorta di nonluogo alla Marc Augé, una pagina dinamica che esiste soltanto in funzione di un utente e dell’informazione che sta cercando. Per loro natura, quindi, difficilmente sono considerabili come entità assolute e immutabili, perché influenzate da innumerevoli fattori. Tradotto: tendenzialmente ogni utente potrebbe vedere una SERP più o meno differente da quella che visualizzi tu, anche se utilizzate la stessa query di ricerca.

Informazioni quali la tua posizione, la cronologia delle ricerche precedenti e le impostazioni della Ricerca ci consentono di garantire che i tuoi risultati corrispondano a ciò che è più utile e pertinente per te in quel momento.

Dal post “Ranking dei risultati” in Google Search

Come vedi, è Google stesso a metterti in guardia sulla generazione della classifica dei risultati: fattori come la geolocalizzazione mentre l’utente effettua la ricerca, essere o non essere loggati nell’account Gmail, avere una cronologia di risultati attiva sono tutti fattori che possono rendere l’esperienza di navigazione nelle SERP di Google peculiare. Per non dire unica.

Se parliamo di cronologia, se hai visitato molto spesso un sito web per avere informazioni su un determinato argomento, Google potrebbe posizionare il sito web in questione in una posizione privilegiata. Diciamo che sei un fan di Giallo Zafferano per trovare ispirazione per le tue ricette o di My Personal Trainer per informazioni su nutrizione e benessere… beh, c’è un’alta possibilità che tu veda questi siti posizionati più in alto rispetto ai competitors quando fai ricerche in materia.

Allo stesso modo, un fortissimo fattore di personalizzazione delle SERP è legato alla geolocalizzazione. Nel post sul Search Intent (se l’hai perso e vuoi recuperarlo lo trovi a questo link) ho parlato di query local, ovvero quelle parole chiave che attivano un processo di geolocalizzazione dei risultati legato al device che stai utilizzando e alla posizione in cui ti trovi quando effettui la ricerca, legata all’indirizzo IP o alla cella dati del tuo smartphone o pc. Se è evidente che la SERP cambi cercando “ristoranti aperti ora” a Bologna o a Bari (fin qui è facile…), meno ovvio è come la SERP possa cambiare anche cercando un termine che potresti pensare non avere nulla a che fare con il luogo in cui ti trovi.

Prova a dare uno sguardo alle due SERP che trovi nell’immagine sottostante.

Comparazione di SERP geolocalizzate

Questa verifica è stata effettuata con un tool molto comodo (e sorprendentemente economico, aspetto da non sottovalutare!) che si chiama Spy SERP. Ti permette, tra le altre features, di simulare ricerche geolocalizzandoti in praticamente tutto il mondo. Se stai cercando qualche strumento comparativo a basso costo, ti consiglio di darci uno sguardo perché merita.

In questo caso ho effettuato la stessa ricerca, “fotografo matrimonio”, chiedendo di mostrarmi i risultati come se fossi a Bologna o a Roma. Se guardi attentamente, le due SERP mostrano risultati completamente differenti, nonostante io abbia cercato una query che non include la città dove sto cercando il professionista.

Come vedere una SERP “neutra” (e quando conviene farlo)

A questo punto verrebbe da chiedersi “ok, come faccio allora ad analizzare una SERP se i risultati sono così differenti da un utente all’altro?”.

La risposta è piuttosto scontata: con la navigazione in incognito.

Quando fai analisi per argomenti informativi come post blog, news magazine o, in generale, tutte quelle informazioni slegate da un contesto territoriale e accessibili universalmente dagli utenti, la navigazione in incognito ti da un bel breakdown di quella che puoi considerare come una sorta di “media” del ranking Google in relazione alle query.

Attenzione però se lavori su query di indagine commerciale, servizio o prodotto. Tutte quelle query, e di riflesso quelle intenzioni di ricerca, definibili come “transazionali”.

Tieni presente che la navigazione anonima non protegge dalla geolocalizzazione, andando a impattare soltanto sui dati legati all’utente (per lo più cronologia e account Google). Quindi potresti ancora avere dei risultati sporchi che potrebbero in qualche modo depistarti. Un esempio veloce e chiarificatore: prova a cercare “arredamento” e “arredamento online”. Vedrai coi tuoi occhi cosa intendo.

In questi casi, ho trovato un mio metodo per limitare l’errore:

  • quando analizzo query di ricerca che includono modificatori come “online”, “shop” e simili, utilizzo tranquillamente la navigazione in incognito, al pari delle verifiche che svolgo per i contenuti informativi;
  • quando analizzo query generiche, che non sottintendono un Search Intent rivolto al web, faccio un piccolo double check. Verifico anche con un tool come SpySerp se i risultati offerti sono differenti sulla base della geolocalizzazione. E con questo intendo sia se è presente il Local Pack di Google, sia se i risultati che trovo nella Search riportano siti che sono situati nelle mie vicinanze.

Questo tipo di analisi ti fornisce delle indicazioni importanti su come attaccare degli argomenti le cui risposte sono specifiche e legate al contesto geografico dell’utente. É chiaro che non potrai mai controllare tutte le geolocalizzazioni, ma un paio di controlli possono darti una buona idea della “media” di cui ti parlavo sopra.

Features delle SERP

Alcune le abbiamo già accennate parlando delle caratteristiche generali. Le altre le vediamo qui. Le features delle SERP sono elementi che Google inserisce nelle pagine dei risultati per fornire indicazioni supplementari rispetto ai soli risultati derivati dai siti.

Nella maggior parte dei casi sono caratteristiche legate e dipendenti dalla query cercata. In alcuni altri sono praticamente sempre presenti.

Fai però attenzione: non sono elementi scolpiti nella pietra. Google fa esperimenti continui nelle sue SERP per trovare la formula più in linea coi desideri degli utenti. Ciò significa che potresti trovare e non trovare la stessa feature anche se cerchi in SERP la stessa parola chiave a distanza di dieci minuti.

Diamogli uno sguardo più nel dettaglio.

Elementi fissi delle SERP

Alcuni elementi sono ormai delle presenze stabili nelle SERP. Scorrendo virtualmente dall’alto verso il basso, troviamo:

  • instant suggest
  • SERP verticali
  • box “Le persone hanno chiesto anche” (o Also Asked)
  • ricerche correlate
  • dettagli dei risultati nel ranking

Diamogli uno sguardo nel dettaglio.

Instant suggest

Google Instant è il sistema di predizione automatico di Google che suggerisce argomenti di ricerca mentre l’utente digita la query.

Esempio di Google Instant Suggest

Google Instant si basa su ricerche reali effettuate in precedenza dagli utenti su Google. Stando alle informazioni fornite da Google (trovi qui il post dedicato), le previsioni sono basate su:

  • lingue in cui viene effettuata la ricerca
  • geolocalizzazione dell’utente
  • trend di ricerca legati alla query dedotta dall’algoritmo
  • cronologia di ricerche dell’utente

Un paio di modi in cui puoi sfruttare Google Instant nel tuo processo SEO:

  • trovare query e argomenti correlati: quando cerchi un termine per valutarne la SERP, Google Instant può fornirti dei modificatori che potresti o non potresti aver già preso in considerazione;
Esempio di espansione di query via Google Instant
  • fornirti informazioni legate alle freshness: se si verificano particolari eventi, Google potrebbe fornirti una previsione su un termine legato a un accadimento contingente.
Informazioni correlate al match di Europa League

Google Instant funziona sia in anonimo che in modalità di navigazione standard. Prova a fare dei test per vedere come cambiano le previsioni di Google sulla base della tua esperienza di navigazione, per raccogliere spunti interessanti in ottica di analisi.

SERP verticali

Molto spesso sfuggono all’attenzione, ma i tab delle SERP verticali di Google forniscono un’indicazione importantissima per chi fa SEO.

Ciascuna tab rimanda a una diversa SERP: quella di “immagini” riporta a Google Image, quella “News” a contenuti più “freschi” in orbita Google News, quella dei “prodotti” a Google Shopping e così via.

Dai un’occhiata alle due immagini sottostanti.

Cosa noti? Esatto, l’ordine dei filtri è cambiato in funzione delle query digitate.

Mentre per “cos’è la SERP” troviamo immagini > video > notizie > libri, per “scarpe adidas” l’ordine è prodotti > immagini > video > notizie.

Il suggerimento in questo caso è ancora più ovvio. Tenendo sotto controllo l’ordinamento delle SERP verticali di Google puoi:

  • capire che tipologia di contenuto, oltre al testo, può avere senso sfruttare per migliorare le prestazioni di un contenuto (immagini, video, schede prodotto del merchant e via dicendo);
  • comprendere con maggiore chiarezza l’intenzione di ricerca che l’utente ha in quella SERP. Se “prodotti” viene prima di “notizie” stai probabilmente guardando una SERP transazionale, non trovi?

Un altro controllino veloce e basico da poter fare per costruirsi un’idea più consapevole del terreno di gioco.

Le persone hanno chiesto anche (o Also Ask)

Sui “gruppi di domande correlate” (come le chiama Google) le informazioni non sono tantissime. Di fatto sono espansioni della domanda posta al motore di ricerca.

Esempio di gruppi di domande correlate

Come puoi vedere dall’immagine, quando ho cercato il termine “SERP” Google mi ha suggerito un primo set di domande, ciascuna correlata a uno specifico link.

Espansione del box “le persone hanno chiesto anche”

Ad ogni tab dell’accordion corrisponde un determinato post. Nota anche che, se apri una tab, l’elenco cresce. In questa seconda immagine infatti le tab sono 6 (inclusa quella aperta), contro le 4 dell’immagine precedente.

Questo strumento è utilissimo per svariati motivi:

  • ti permette di posizionarti in alto, ma “fuori” dalla SERP search canonica. A tal proposito, quando monitori in Search Console i tuoi posizionamenti ma questi non coincidono con quello che trovi in SERP, dai uno sguardo se il tuo contenuto non è finito in questo box. Potrebbe essere quel posizionamento ad essere mostrato nel rendimento di Search Console;
  • ti permette di avere una panoramica sulle tematiche correlate a quella che vuoi trattare, che potrebbero darti la possibilità di generare nuovi contenuti o di arricchire quello che stai scrivendo;
  • ti permette di avere una panoramica dei contenuti ritenuti fondamentalmente utili dal motore di ricerca, così da fare un piccolo benchmark dei tuoi competitors.

A mio parere personale, oltre che uno strumento molto utile, Also Ask è stato anche una delle più grosse fregature per i SEO e, più in generale, per i proprietari dei siti.

Prima di tutto perché è quasi totalmente incontrollabile. In secondo luogo perché, soprattutto da mobile, ha spostato ancora più in basso i risultati organici, aumentando le possibilità che il clic dell’utente si disperda prima di arrivare alla SERP con i contenuti del web.

Oltretutto, sembra proprio una preview dell’SGE. E questo lascia aperti un sacco di interrogativi su quanto Google ha vissuto e vivrà del lavoro di quei professionisti che ha sempre tenuto “a bada”. Cioè noi SEO.

Ricerche correlate

Le ricerche correlate sono un ulteriore elemento cui devi prestare attenzione quando analizzi una SERP Google.

Esempio di ricerche correlate per la query “serp”

Come puoi vedere dall’immagine qui sopra (ma anche come avrai già visto infinite volte nelle pagine dei risultati di ricerca), le ricerche correlate sono niente meno che query correlate a quella che l’utente ha cercato originariamente.

Sono molto simili al Google Suggest che abbiamo visto poco fa, ma con una differenza fondamentale. Nelle ricerche correlate non trovi previsioni, ma query che sono state effettivamente cercate da te o da altri utenti prima di te.

É lo stesso Google a segnalarcelo.

Spiegazione delle ricerche correlate in SERP

Questa immagine è ricavata direttamente dalla SERP. Ti basta cliccare sui tre puntini verticali posti vicino al box delle ricerche correlate per avere visione di come il box stesso viene generato.

Le ricerche correlate sono molto utili per i SEO per svariati motivi:

  • prima di tutto, ti forniscono un set di query correlate per estendere le tue attività di ricerca, sia essa per argomenti o per query;
  • in secondo luogo, può darti una panoramica interessante sui tuoi competitor. Se tra le query correlate, ad esempio per un’informazione o un prodotto, trovi il nome di uno o due competitor, hai dei riferimenti tra quali sono i “pezzi grossi” del settore, quelli che i tuoi utenti cercano spesso in relazione ai prodotti o servizi che offri;
  • infine, può darti anche una discreta idea di quale sia l’obiettivo principale degli utenti in SERP. Se, a chiave generica cercata su Google, ottiene correlate legate a domande, probabilmente la necessità primaria dell’utente è avere dati per fare una valutazione o imparare qualcosa. Se, invece, tra le correlate trovi dei modificatori inerenti, ad esempio, marchi, stagioni, prezzi o simili beh… probabilmente l’intento è altro.

Sulle ricerche correlate ti consiglio di perderci un po’ di tempo, perché possono darti davvero degli spunti interessanti, tanto per la strategia generale del progetto, quando per le tattiche più operative.

Dettagli dei risultati in ranking

Chi fa SEO da qualche anno avrà usato questa funzione soprattutto per visualizzare la copia cache di un contenuto. Funzione che, ahinoi, ormai Google ha mandato in pensione.

Tuttavia, puoi trovare qualche informazione utile anche nei dati attualmente riportati nella scheda informativa. Per visionarla è sufficiente cliccare sui tre puntini verticali di fianco alle URL/Breadcrumbs di ciascun risultato.

Esempio delle informazioni dei risultati in SERP

Quello che vedi qui sopra è il box delle informazioni dei risultati per la pagina di Ahrefs che compare nella pagina dei risultati di ricerca per il termine SERP.

Alcune delle informazioni comprendono:

  • l’anzianità del dominio: ahrefs è stato indicizzato da Google più di 10 anni fa;
  • link: altri siti web con i tuoi termini di ricerca rimandano a questo risultato;
  • target geo: questo risultato sembra essere pertinente per le ricerche effettuate dal seguente paese: Italia.

Di fatto, parliamo di piccole informazioni legate all’analisi competitors su una specifica pagina dei risultati di ricerca. Sapere quanto è anziano un dominio, se un contenuto riceve dei link o se Google ha compreso correttamente per qualche target di utenza il contenuto è stato scritto, possono fornirti dei dati interessanti per valutare:

  • la competitività di una SERP, se stai analizzando un competitor;
  • la correttezza della tua presenza in una SERP, se stai controllando un tuo risultato.

Insomma, un altro piccolo elemento da tenere in considerazione.

Elementi dinamici della SERP

Ok, finora abbiamo guardato elementi che, almeno ad oggi, sono una presenza costante nelle pagine dei risultati di ricerca di Google.

Ora passiamo a dare uno sguardo a quegli elementi che invece compaiono e scompaiono a seconda di determinate condizioni. Alcune le conosciamo, di altre non esiste (o non è comunque ufficiale) la motivazione che permette di visualizzarle o meno.

Parliamo di:

  • annunci paid
  • local pack
  • rich snippet
  • gruppi di link
  • filtri
  • risultati da altre SERP
  • featured snippet
  • knowledge graph
  • SGE?

Annunci paid

Qual è l’indicatore per eccellenza della competitività di una SERP? Ovviamente sto parlando di Google Ads.

I risultati paid di Google possono presentarsi in molte forme e, negli ultimi mesi, devo dire anche in posizioni differenti rispetto ai posizionamenti classici: nella parte alta e nella parte bassa della SERP.

Nell’immagine che segue puoi facilmente notare come, prima del primo risultato organico (il sito di Cisalfa), vengano classificati:

  • un box in evidenza con i risultati di Google Shopping;
  • “solo” tre annunci della Rete di Ricerca di Google Ads.
Esempio di SERP con annunci Google Shopping e Rete di Ricerca

Anche a fondo pagina la presenza degli annunci è piuttosto continua, nonostante negli ultimi anni Google abbia fondamentalmente rinunciato alla paginazione, favorendo invece l’infinite scroll (fino alla 4a pagina dei risultati) o il caricamento immediato di più di 10 risultati in ranking.

Annuncio Rete di Ricerca alla “fine” della prima pagina dei risultati di ricerca

E, attenzione attenzione, gli annunci Ads sono presenti anche nei Local Pack (che approfondiremo subito dopo).

Annuncio Google Ads in Local Pack

Come puoi usare questa informazione per la tua strategia SEO mi pare abbastanza scontato. Maggiore la presenza di box con risultati a pagamento, maggiore è la competitività nella SERP. Più competitors, diretti o indiretti, cercando di accaparrarsi maggiore visibilità in una pagina dei risultati di ricerca, maggiore sarà:

  1. l’attenzione di Google nel mantenere quella SERP pulita e impeccabile, per fornire il massimo dell’esperienza agli utenti (tradotto: no porcherie strane da black hat o manipolazioni algoritmiche);
  2. la difficoltà di occupare uno spazio in organico e, una volta occupato, avere effettivamente un ritorno non tanto in impression, quanto in clic. Se la SERP è satura di risultati extra-organico, ne consegue che molti più clic non arriveranno ai risultati organici ma verranno dispersi “altrove”.

E, se pensi che Google Ads sia presente soltanto nelle SERP transazionali, ho una brutta notizia per te. Dai uno sguardo all’immagine successiva.

Esempio di Google Ads su SERP informativa

Chiaro, no?

Local Pack

Il local pack è il box destinato alle attività locali. Generalmente viene mostrato soltanto quando una ricerca ha una forte correlazione con il posizionamento geografico dell’utente.

Ad esempio, se mi trovo nei dintorni di Bologna e ho un’improvvisa voglia di cheesburger, potrei cercare tramite il mio smartphone “cheeseburger nei dintorni”.

SERP local da smartphone per “cheeseburger nei dintorni”

Ovviamente non è soltanto una feature disponibile da mobile. Potrei avere bisogno, ad esempio, di un negozio di arredamento (ricordi la distinzione fatta sopra tra “arredamento” e “arredamento online”?. Ecco il caso specifico!).

Local pack da desktop (con annuncio Google Ads)

Il Local Pack è un fortissimo indicatore di intenzione di ricerca. Quando lo trovi in una SERP, soprattutto se lo trovi in una SERP dove non te lo aspetteresti, fai molta attenzione ai risultati organici che trovi elencati nella pagina dei risultati di ricerca. Potresti ritrovarti nella situazione che ti ho mostrato all’inizio dell’articolo quando parlavo di neutralità della SERP.

Se, per una query generica, trovi listati dei risultati pesantemente geolocalizzati, potrebbe voler dire che la “query generica” che stai analizzando di fatto non ha una SERP se non quella locale.

Quindi, il Local Pack è fondamentale per capire se puoi avere speranze di competere in una determinata SERP, indipendentemente dal fatto che la parola chiave che stai analizzando ti interessi perché in linea con il servizio/prodotto che offri.

Rich snippet

Hai presente quella serie di elementi che compaiono vicino ai risultati di ricerca e li “abbelliscono”?

Faccio riferimento alle stelline delle recensioni, i piccoli link blu che appaiono sotto la meta description oppure le immagini poste di fianco allo snippet tradizionale, prelevate dalla pagina e mostrate in anteprima nella SERP.

Quelli sono tutti (o quasi) elementi che puoi ottenere utilizzando i dati strutturati.

Esempio di rich snippet su Trovaprezzi.it

Quello che hai visto nell’immagine è il risultato in SERP di Trovaprezzi.it, generato dalla query “macbook pro 14 m2”. Le stelline, il range di prezzo, la disponibilità del prodotto, l’immagine e il numero totale di recensioni sono tutti dati generati dalla presenza di JSON all’interno della pagina, che va a marcare i dati presenti all’interno del contenuto.

Quando analizzi una SERP, fai attenzione alla presenza di dati strutturati negli snippet dei competitors. Questo può aiutarti a capire:

  • se i tuoi competitor stanno facendo ottimizzazione per i motori di ricerca sui loro siti;
  • quali tipologie di dati strutturati può aver senso implementare sul tuo sito web per fornire indicazioni aggiuntive al motore di ricerca e ottenere un risultato più “visibile” nelle pagine dei risultati.

Gli snippet in SERP non sono sempre presenti ma, quando li trovi, perdici qualche minuto per tracciare un confine entro cui può avere senso andare a inserire dati strutturati nei tuoi contenuti (al netto del fatto che alcuni dati strutturati dovrebbero sempre essere presenti).

Gruppi di link

I gruppi di link o aggregatori sono una delle ultime novità Google. Per rispondere alle richieste del Digital Marketing Act (trovi qui un approfondimento direttamente da Google Search Central), Google ha creato delle “nuove esperienze di ricerca” per gli utenti dello Spazio Economico Europeo. Sono 4 aggregatori di risultati così suddivisi:

  • siti di luoghi
  • siti di offerte di lavoro
  • siti di voli
  • siti di offerte

L’obiettivo dichiarato è quello di fornire una competizione più “leale” e una più variegata possibilità di comparazione e scelta degli utenti perché, tecnicamente, quegli aggregatori dovrebbero appunto contenere soltanto siti autorevoli (per Google) di informazione e comparazione.

Che ci facciamo lato SEO? Ad ora direi poco, a meno che tu non sia il SEO Specialist che lavora a Tripadvisor, Booking, Trovaprezzi o simili 😅

Una cosa che però puoi tenere in considerazione è cosa comporta per il tuo sito la presenza di questi box. Ovvero, un ulteriore spazio ceduto a risultati organici che non sono siti web.

Se noti cali di posizionamento, un numero più o meno simile di impression e un calo di clic… dai uno sguardo in SERP. Qualcuno che non è un tuo reale competitor potrebbe averti tolto visibilità.

In generale, questo vale per tutti gli elementi in SERP al di fuori dei risultati dei siti web.

Filtri Google

Devo essere onesto: li chiamo “filtri” ma non so se è il “nome ufficiale” o quello che usano anche i miei colleghi. Parlo degli elementi che trovi nell’immagine qui sotto.

Esempio di filtri Google

Come puoi vedere, sotto la barra di ricerca compaiono dei selettori che forniscono degli argomenti correlati, che possono essere di varia natura. In questo caso, ad esempio, trovi il “tipo” di medium (immagini, prodotti) che l’utente potrebbe voler vedere; oppure modificatori di query (donne, bambini, ragazzi, nike) che generano SERP più approfondite.

Li chiamo filtri perché Google, se ne selezioni uno, effettua una nuova query arricchendo la ricerca originale col termine che hai selezionato.

Esempio di filtro Google attivo (nota l’URL con il parametro modificato rispetto alla prima immagine)

É un po’ come accade negli e-commerce. Google cerca di rispondere direttamente in SERP alle (immagino) più frequenti domande dell’utente, così da facilitargli il reperimento dell’informazione che sta cercando.

Non ci vuole Einstein per capire che questa feature è utilissima per:

  • recepire termini correlati, da sfruttare in fase di ricerca parole chiave, strutturazione e previsione punti di accesso organici;
  • provare a dedurre quali media suscitano maggiormente l’interesse degli utenti in relazione a determinate ricerche.

Se non li trovi subito, non scoraggiarti. Non sono sempre presenti in SERP e, onestamente, non ho ancora né capito, né trovato fonti attendibili per avere qualche info in più.

Risultati da altre SERP

Altro elemento interessante sono gli “inserti” da altre SERP tra i risultati di ricerca. Non sono assolutamente una novità, li vediamo da anni, ma non tutti hanno capito che sono elementi da indagare per comprendere come usarli a nostro vantaggio.

Quelli che vedi sopra sono tutti elementi presenti nelle SERP di Google che si discostano dai risultati canonici: un box con i prodotti del Merchant di Google Shopping (gratuito, non paid), un box di immagini e uno di video.

Quando trovi contenuti come questi nelle pagine dei risultati di ricerca, ricevi di fatto un’indicazione su come espandere l’ottimizzazione del tuo sito al di fuori del tuo sito.

A volte, per essere rilevanti su un tema che richiede un video… devi fare un video. Per essere forte su un prodotto, devi potenziare al massimo la raggiungibilità di quel prodotto. Per rispondere a chi cerca uno spunto o una semplice ispirazione, potresti dover fare un contenuto visivo.

Sai già cosa fare. Con questi spunti puoi intuire facilmente dove è più importante ottimizzare le schede del tuo feed Shopping per sfruttare le funzionalità gratuite di Google shopping. Creare un video da caricare sul tuo canale YouTube, per potenziare sia il canale sia il post dove andrai a embeddarlo. Creare una grafica o ottimizzare un’immagine per rispondere totalmente all’intenzione di ricerca degli utenti.

Featured Snippet

Detti anche “risultati in evidenza” o, in gergo, “posizione zero”, sono quei risultati che vengono mostrati nella parte più alta in assoluto della SERP, prima di qualsiasi risultato organico.

Esempio di featured snippet

In relazione agli snippet in primo piano, google afferma che:

Gli snippet in primo piano vengono mostrati quando i nostri sistemi stabiliscono che questo formato può aiutare gli utenti a trovare più facilmente quello che stanno cercando, a partire sia dalla descrizione della pagina sia dal link su cui fanno clic per leggere la pagina stessa. Questi snippet sono particolarmente utili per le ricerche vocali o su dispositivi mobili.

Da “Come funzionano gli Snippet in primo piano di Google” sulla Guida di ricerca Google

Ti dirò: io non ho ancora deciso se mi piacciono o meno perché, dalla mia esperienza, ho notato due cose:

  • a volte portano un fracasso di visite
  • a volte sembra quasi che gli utenti li ignorino del tutto

Ovviamente, se il featured snippet non è tuo, non puoi sapere se puntare quella posizione potrebbe portarti risultati o meno.

Il consiglio che posso darti, quando fai analisi di una SERP e trovi un featured snippet, è comunque quello di analizzare il risultato per capire:

  • gli argomenti trattati
  • il tipo di ottimizzazione OnPage fatto sul contenuto
  • la presenza di media differenti dal testo

E, più in generale, tutto l’insieme di fattori che potrebbero aver causato quel posizionamento.

Un po’ come fai con tutti i risultati con cui concorri in SERP, d’altronde.

Knowledge Graph

Il knowledge graph, o grafico della conoscenza, è un po’ il “vocabolario delle entità” del motore di ricerca. Semplificando (e di molto!), il Knowledge Graph contiene tutto ciò che Google ha compreso a proposito di:

  • un entità, come può essere “Roma”, “Andrea Becchetti”, il nome comune “Andrea”, “Bologna”, “SEO” e via dicendo
  • le relazioni che intercorrono tra entità differenti, come il fatto che “Andrea Becchetti” è un “consulente” “SEO”, si trova a “Bologna” e via dicendo
Il mio modestissimo Knowledge Graph
Il molto meno discreto Knowledge Graph di Neil Patel
Il corposo Knowledge Graph di Bologna

Non starò qui a dilungarmi su come si ottiene un Knowledge Graph e quali siano le sue fondamentali implicazioni nella capacità di un motore di ricerca di comprendere concetti e contestualizzarli. É un lavoro davvero complesso e articolato che merita tutto il suo spazio.

Dal punto di vista dell’analisi delle SERP, tieni a mente che il Knowledge Graph:

  • può fornirti indizi su quanto il motore di ricerca padroneggia un’entità o quanto, di contro, non sa di cosa tu stia parlando. Ottimo per definire le priorità su un progetto di ottimizzazione: conosce il tuo Brand? Riesce a metterlo in relazione ad altre entità?
  • può aiutarti a definire il Search Intent di una query e di una SERP. Tieni presente che il Knowledge Graph esce quasi sempre in SERP considerabili come informazionali o branded/navigazionali. Se lo trovi in una SERP ottenuta da un query che ritenevi essere transazionale, fai molto attenzione.

Conclusioni (per ora)

Quando si parla di analisi della SERP, parlare di conclusioni è sempre un po’ impossibile.

Google e gli altri motori di ricerca tendono a sperimentare di continuo, aggiungendo o rimuovendo elementi per testare soluzioni che (a loro dire) possono rendere migliore l’esperienza dell’utente.

Tra l’altro, le SERP cambiano molto anche in base alla regione dell’utente. Dai un’occhiata a questa SERP americana, ad esempio.

SERP USA con SGE. Fonte: https://www.aleydasolis.com/en/

Questa SERP è totalmente differente da qualsiasi SERP sul mercato italiano tu possa trovare.

  1. mostra dei filtri di ricerca sulla sinistra, che rendono la pagina dei risultati di ricerca una vera e propria pagina di listing simil-ecommerce;
  2. la panoramica di SGE, con molta probabilità il futuro delle SERP Google.

La “morale”, in questo articolo, è molto semplice: ogni volta che cerchi di attaccare un mercato attraverso i motori di ricerca, sfrutta l’analisi della SERP per comprendere tutto il possibile sugli attori che la compongono.

É la strada migliore per creare una strategia consapevole ed efficace per incrementare la visibilità e i risultati di un Brand attraverso il posizionamento organico.

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