SEO On Page: l’ottimizzazione SEO dei contenuti

Data di pubblicazione:28 Dic 2023

Andrea Becchetti

Indice dei contenuti

Nel panorama delle attività fondamentali per un buon posizionamento sui motori di ricerca, la SEO On Page assume senz’altro un ruolo di primaria importanza.

É chiaro che la valutazione di un sito agli occhi dei motori di ricerca trascende la genesi di un singolo contenuto. Oggi è piuttosto improponibile battezzare una strategia SEO esclusivamente sull’ottimizzazione di una manciata di testi, immagini o altri media.

Tuttavia, è altrettanto vero che la somma delle parti fa il tutto. Fare SEO significa per tanti versi prendere a cuore una miriade di piccoli tasselli, da comporre per costruire un mosaico molto più stabile e grandioso del singolo elemento.

La SEO On Page è l’attività di ottimizzazione dei singoli contenuti di un sito web. Serve a facilitarne l’indicizzazione e aumentare le possibilità che il ranking porti i contenuti stessi, per le parole chiave selezionate, nelle posizioni più alte delle pagine dei risultati di ricerca.

Diamo uno sguardo più approfondito a come fare ottimizzazione SEO On Page, con alcuni esempi chiarificatori.

Prima dei motori di ricerca: attenzione alla qualità dei contenuti

Di qualità dei contenuti ho già parlato nell’articolo legato all’Helpful Content System di Google e alla sua valutazione della qualità dei contenuti. In quel post abbiamo visto quanto i motori di ricerca, a partire ovviamente da Google, stiano puntando sul tentativo di informare i publisher di cosa renda un contenuto davvero utile per gli utenti.

Se hai letto quel post sai già che, come la maggior parte della comunità SEO, ho i miei dubbi su quanto effettivamente Google stesso rispetti i consigli che fornisce ai creatori di contenuti, soprattutto in considerazione della scarsa qualità percepita di alcune SERP. Dico “percepita” perché, in fin dei conti, io non posso avere la certezza che la SERP che sto guardando, e che per me è immondizia, non sia in realtà quella che soddisfa la maggior parte degli utenti che la utilizzano. Mi mancano dei dati statistici che, al contrario, probabilmente Google ha. E senza numeri, la mia e quella dei miei colleghi SEO rimane, a tutti gli effetti, un’opinione.

Tuttavia, per onor di cronaca, ribadisco un paio di cose fondamentali:

  • assicurati che stai scrivendo un contenuto perché vuoi aiutare un utente a trovare una soluzione, non perché vuoi aiutare il tuo sito ad avere più traffico;
  • assicurati di utilizzare bene le fonti, quando dai per scontato argomenti che non tratti direttamente nel contenuto o fai riferimento a dati e statistiche al di fuori da esso;
  • assicurati che l’autore che scrive il contenuto sia effettivamente un esperto della materia, e che le evidenze della sua esperienza siano ben rintracciabili tanto dall’utente, quanto dai motori di ricerca;
  • cerca di scrivere sempre nel modo più soggettivo possibile. Con questo non intendo raccontare favole o infarcire il tuo contenuto di informazioni false o forzatamente “nuove”, quanto piuttosto arricchire la tua narrazione sia considerando un punto di vista personale/individuale, sia riportando esempi, dimostrazioni o materiali tuoi, non presi da qualche archivio gratuito o “rubati” da altri. É un ottimo modo per fornire il famoso punto di vista nuovo che i motori di ricerca tanto bramano;
  • cerca di incrementare la diffusione dei tuoi contenuti, non soltanto tramite le ben note pratiche di link building, quanto creando una vera e propria audience dei contenuti stessi, a beneficio del tuo Brand. I link sono importanti, ma prova ad abbracciare anche le menzioni (ovvero, il tuo Brand che viene citato senza la presenza di un link) e i link nofollow, che comunque il motore di ricerca e gli utenti vedono. Condivisioni su Social Network, diffusioni su Forum di settore, newsletter e tutto quello che ti viene in mente per aumentare la frequenza con cui il tuo contenuto venga visto dagli utenti;
  • valuta e implementa, se la SERP te lo suggerisce, contenuti di differente natura mediatica. Foto e video sono degli ottimi strumenti per rendere il contenuto più ingaggiante, completo e condivisibile (pensa ai Social, pensa ai Social!).

Ci sono molti altri piccoli consigli da tenere a mente, ma alla fine della fiera quello che conta è non scrivere cazzate.

I tempi in cui bastava buttare giù un lenzuolo di parole e caricare la pagina di qualche link stanno finendo a una velocità spaventosa. Le IA sono molto più brave di noi umani a raccogliere e scrivere informazioni impersonali e puramente statistiche. Probabilmente prima o poi arriveranno anche a emulare la scrittura creativa senza sembrare dei manichini impacciati, ma oggi ancora non è così.

Quando scrivi, scrivi cose vere, informati e mettici del tuo. Se il caso lo prevede, fornisci un punto di vista realistico e basato su evidenze.

Ora, però, parliamo anche di motore di ricerca. Checché se ne dica, alcuni elementi all’interno di una pagina web sono ancora fondamentali affinché i motori di ricerca comprendano esattamente l’obiettivo di un contenuto. Google ne parla piuttosto diffusamente nella sua Guida Introduttiva alla SEO (se non l’hai mai letta e vuoi farci un giro la trovi qui: https://developers.google.com/search/docs?hl=it).

Diamogli uno sguardo.

Cosa significa SEO On Page?

Nella mia visione della SEO sono abituato a fare una distinzione pratica fra SEO On Site e SEO On Page. Probabilmente non la troverai da nessun’altra parte, anche perché la maggior parte dei miei colleghi tende a utilizzare i due termini come sinonimi, abbracciando con l’uno o l’altro tutte le operazioni che vengono svolte all’interno di un sito web, in contrapposizione a quelle che vengono svolte Off Site (link building, digital PR e simili).

Non ci trovo nulla di sbagliato, soltanto che preferisco suddividere SEO On Site e SEO On Page come segue:

  • con SEO On Site, faccio riferimento a tutte le pratiche che riguardano l’ottimizzazione globale di un sito web. Ad esempio, la strutturazione dei contenuti, l’impostazione dei percorsi di navigazione, l’impostazione dei dati strutturati di livello sitewide, la pianificazione dei link interni e, in definitiva, tutte le attività che riguardano il macro;
  • con SEO On Page mi riferisco invece alle tattiche messe in atto per migliorare il posizionamento dei singoli contenuti nelle SERP dei motori di ricerca. Di fatto, un’attività più micro e concentrata alla cura del singolare.

Non sono due attività distinte, se consideri che – come dicevo poco fa – la SEO è alla fine la somma delle parti. Però trovo pratico approcciarle in due momenti differenti: generalmente prima la parte On Site globale, dopo la parte On Page sui singoli contenuti. Ma molto dipende ovviamente dai casi specifici.

A volte, per avere risultati immediati da dimostrare al cliente o per sfruttare una particolare opportunità, può avere molto senso lavorare sull’ottimizzazione On Page di due, tre, quattro articoli prima di mettere a posto, ad esempio, le breadcrumbs.

In questo articolo ci occupiamo di quei segnali di ranking (anche qui, se ti suona nuovo questo termine dai uno sguardo all’articolo su “Come funziona la ricerca Google”, che trovi sempre su questo sito), che presumibilmente facilitano i motori di ricerca a comprendere inequivocabilmente qual è l’obiettivo del contenuto che stiamo pubblicando.

E, parimenti importante, spingono gli utenti a cliccare sul nostro risultato nelle SERP, generando segnali positivi sulla qualità dei nostri contenuti.

Elementi da tenere in considerazione per l’ottimizzazione On Page di un contenuto

Partiamo con i dettagli e diamo uno sguardo a quali sono gli elementi che vanno curati con particolare attenzione nella fase di ottimizzazione SEO On Page.

Search Intent

Già ti immagino pensare: ancora ‘sto Search Intent?

Si, ancora. Il primo elemento da tenere in assoluta considerazione quando vai ad ottimizzare un contenuto è la certezza che questo contenuto rispetti l’intenzione di ricerca dell’utente per cui lo stai realizzando.

Di cos’è e come si analizzano le intenzioni di ricerca ho parlato più che approfonditamente in un post dedicato alla questione, che trovi qui: “Search Intent: cosa sono le intenzioni di ricerca nella SEO”. Se l’argomento non ti è del tutto chiaro, ti consiglio la lettura come approfondimento o semplice ripasso.

Ai fini dell’ottimizzazione On Page, è importante che tu ricordi questo: assicurati che le query con cui stai cercando di posizionarti abbiano effettivamente la stessa intenzione di ricerca. Prima di metterti a scrivere o di far scrivere qualcuno per te (che sia un content writer o il cliente), controlla di nuovo se le SERP hanno abbastanza elementi in comune da trattare gli argomenti suggeriti dalle query nello stesso contenuto.

Ti faccio un esempio: se vuoi scrivere un articolo accademico e introduttivo sulla SEO, e fra le parole chiave che hai trovato in fase di keyword research ci sono “seo cos’è” e “consulenza seo”, controlla che le SERP generate da queste due query abbiano evidenze in comune. Nel caso di queste query specifiche, ti posso già dire io che non è così, e che i concetti di cos’è la SEO, inteso genericamente, e di consulenza SEO sono molto differenti e prevedono due contenuti diversi.

Se hai tempo, fai anche una piccola keyword research approfondita, soprattutto se l’unica ricerca di parole chiave che hai fatto è quella iniziale. Questo di permetterà di non lasciarti sfuggire piccole query long tail che potrebbero esserti sfuggite.

Snippet e rich snippet

Lo snippet è l’anteprima del tuo contenuto che compare nelle SERP. É un segnale importantissimo, forse il più importante ai fini del ranking della singola pagina, perché fornisce uno sneak peak di quello di cui parlerai all’interno della pagina.

Viene utilizzato dai motori di ricerca quando effettuano il crawling della pagina per trarre le prime indicazioni necessarie all’indicizzazione del contenuto ma, soprattutto, sono la prima e unica cosa che l’utente vede prima di scegliere su quale risultato cliccare nella SERP.

Lo snippet è fondamentale quindi non soltanto per inserire le parole chiave che ti interessano di più, ma anche per convincere gli utenti che il tuo contenuto è quello che devono assolutamente leggere. Quest’ultimo punto è cruciale perché Google utilizza alcune metriche legate al comportamento degli utenti nelle SERP per costruire il ranking dei risultati.

Ciò significa che, se molti utenti non cliccano sul tuo risultato dopo aver digitato query che ti interessano, o se entrano nella tua pagina e la abbandonano velocemente in favore dei risultati dei tuoi competitors, la tua pagina potrebbe riceverne segnali negativi. E scendere sempre più in basso nel ranking.

Assicurati sempre che quello che metti nello snippet sia in linea con le query per cui stai ottimizzando il contenuto.

Lo snippet classico è costituito da 4 elementi:

  • il nome del sito, posto in alto;
  • l’URL della pagina visualizzata nella SERP o il percorso Breadcrumbs;
  • il meta-tag Title;
  • la meta-Description.
Esempi di snippet per Nencini Sport e JD Sports Italia

Si parla invece di rich snippet quando, ai quattro elementi sopra citati, si aggiungono ulteriori elementi grafici garantiti dai dati strutturati. Un esempio sono le “stelline” delle recensioni, i prezzi delle schede prodotto o le immagini in evidenza.

esempio di rich snippet con immagine in evidenza
Esempio di rich snippet con immagine in evidenza per andreabecchetti.com
Esempio di rich snippet con recensioni su Officina del Pixel

Affronterò l’argomento dell’ottimizzazione dello Snippet in un post dedicato. Per il momento, quello che è importante che tu sappia è che per ottimizzare un contenuto è importante tu scelga attentamente cosa scrivere nello Snippet della pagina.

Ricordati che:

  • il tag Title è un importante segnale di Ranking. Ha senso ed è consigliabile che tu utilizzi nella sua stesura una o due query fra quelle che hai selezionato per l’ottimizzazione del contenuto;
  • il tag Title è anche la cosa più in evidenza nello snippet e la prima che l’utente vede quando atterra in SERP. Cerca di coniugare sempre le query con un messaggio che invogli l’utente a cliccare sul tuo risultato;
  • la description non è più un fattore diretto di ranking. Usala per coinvolgere l’utente: implementa quanto hai anticipato nel poco testo a disposizione del Title, inserisci leve di marketing, fai quel che serve affinché l’utente sia quanto possibile persuaso a venire da te;
  • sull’URL, in questo frangente, c’è poco da dire. Ricorda che Google preferisce le URL dette SEF (Search Engine Friendly), ovvero quelle composta da parole comprensibili (ad esempio: sito.it/seo-on-page/) piuttosto che da prefissi e parametri (ad esempio: sito.it/index.php?page=photos). Una piccola tip: quando scrivi l’URL di una pagina, ricordati che il ranking della pagina stessa sarà poi legato a quell’indirizzo. Per quanto possibile, pensa a URLs che non abbiano necessità di cambiare nel tempo (necessità che puoi trovare, ad esempio, se nell’URL inserisci un anno).

Ottimizzare lo Snippet è un ottimo inizio per ottimizzare il tuo contenuto. Ricordati di prestare attenzione sia all’utente, per coinvolgere e stimolarlo a cliccare, sia al motore di ricerca, per rendere ai crawler immediatamente comprensibile di cosa parla il contenuto che stanno scansionando.

Contenuto Above the Fold

Parliamo ora di quei bellissimi banner o slider che compaiono nelle testate dei siti web. Apri una pagina qualsiasi e BOOM: immagini, GIF e video sensazionalistici che senz’altro catturano l’attenzione.

Ecco, in ottica SEO forse non sono proprio il top.

Il contenuto Above the Fold è quello che compare subito, prima del primo scroll di pagina. Se da desktop di spazio ce n’è, da mobile la quantità di “schermo” disponibile è molto ridotta.

L’ideale, nella mia visione, sarebbe avere uno spazio above the fold con l’H1 della pagina (arriveremo agli Heading Tag fra poco, non temere) e un primo paragrafo di testo che descriva subito e in modo inequivocabile di cosa parla la pagina in cui l’utente è atterrato e che il crawler sta analizzando. Mi piace dire (e sono ampiamente perculato per questo!) che l’above the fold è il mantenimento di una promessa. La promessa è lo snippet, l’above the fold la conferma che quello che ho promesso manterrò.

Se hai qualche link interno importante (diciamo uno o due, in base a quanto il tuo primo paragrafo sarà corposo), non disdegnare di inserirlo in questa porzione di testo, per mostrarlo subito al crawler e inserirlo nel suo scheduling.

esempio di contenuto above the fold
Per la serie “predicare bene, razzolare male”, mi sono appena accorto che gli articoli del mio stesso blog sono un pessimo esempio di above the fold!
Ottimo esempio di contenuto Above the Fold da Google Search Central

L’ottimizzazione dei singoli blocchi testuali all’interno delle pagine è uno dei pilastri del sistema di valutazione dei contenuti di Google, tanto da giustificare la presenza di almeno un sistema di ranking specifico (il Passage Ranking System, di cui ho accennato nella post sui sistemi di ranking di Google) che si occupa di “decifrare” le porzioni di contenuto di ciascuna singola pagina.

Quando inizi a scrivere un nuovo contenuto, assicurati di fornire le informazioni necessarie per renderlo completo ed esaustivo a livello logico.

Un buon modo di farlo è iniziare con un’introduzione, da porre subito sotto l’H1 della pagina, in cui spieghi per sommi capi di cosa parla la pagina, quali tematiche (o sub topic) specifici verranno trattati e come lo farai, sfruttando contestualmente i link interni per fornire un po’ di spinta ad altre pagine per te importanti.

Se stai scrivendo un articolo, potresti anticipare gli argomenti che tratterai e come li approccerai nel corso della narrazione. Se stai scrivendo una categoria e-commerce o una pagina di lead generation, potresti ad esempio citare sottocategorie merceologiche (“Qui trovi le più comode e affidabili scarpe da running. Abbiamo preso in considerazione solo i migliori marchi del mercato per fornirti il massimo in termini di comfort e performance, come adidas, nike e under armour“) o targetizzazioni specifiche di un prodotto o servizio (“Il nostro software gestionale in cloud è potente e versatile. Potrai usarlo per tutte le attività ricorrenti di cui hai bisogno per gestire correttamente gli aspetti fiscali e amministrativi della tua azienda, come la fatturazione elettronica, la generazione di buste paga e i registri contabili“).

C’è un altro elemento che ti aiuta con la disposizione logica delle informazioni all’interno del contenuto: gli heading tag. Diamogli un’occhiata.

Heading tag e paragrafazione del testo

Quando hai molto testo da sistemare all’interno di una pagina, per garantire che ogni passaggio abbia la giusta collocazione nell’ecosistema totale della narrazione, devi usare gli heading tag.

Uno l’abbiamo già visto poco sopra: l’H1. Gli heading tag sono dei tag Html che si utilizzano per fornire titolazione di paragrafi ai contenuti delle pagine web e per definire una gerarchia fra le porzioni di testo che compongono la pagina. Puoi considerarli esattamente come i titoli di paragrafo che trovi nei libri o nei documenti accademici.

Sono 6: h1, h2, h3, h4, h5, h6. Di norma, si utilizza un solo H1 in ogni pagina (ad esempio, in WordPress è impostato di default come il nome di una pagina) e si utilizzano gli altri heading tag, da h2 a h6, per identificare i topic più “piccoli” della pagina. Generalmente è raro scendere sotto l’h3, onde evitare di andare a trattare argomenti suggeriti da query che hanno un search intent differente rispetto a quello per cui stai ottimizzando il contenuto.

Puoi prendere a riferimento lo schema molto chiaro dell’immagine sottostante.

Esempio di gestione degli heading tag. Per l’immagine si ringrazia seobility.net

Spezza il testo in paragrafi e assicurati di evidenziare ogni paragrafo incentrato su un Topic differente con un heading tag sempre più specifica, creando dei veri e propri cluster di argomentazioni che si aprono e si chiudono quando cambi argomento.

Non è chiaro se gli heading tag abbiano un ruolo diretto nella definizione del ranking. Quello che Google ha dichiarato più volte è che questi tag aiutano sia il lettore nella comprensione generale del testo, sia il crawler ad analizzare il contenuto.

Il mio consiglio per te è utilizzare le parole chiave in modo naturale per generare heading tag che rendano più chiara la comprensione del testo a tutti i livelli. In questo post, ad esempio, trovi le heading tag nella Table of Content, di cui parleremo nel prossimo paragrafo.

Table of Content

Niente di particolarmente complesso: la table of content è l’indice dei contenuti di una pagina.

É molto utile per almeno un paio di cose: permette la comparsa dei jump to link negli snippet che compaiono in SERP e fornisce subito la dimensione delle informazioni che verranno fornite all’interno del contenuto.

Esempio di Jump to Link generato dalla Table of Content su post “Cos’è la SEO” di Studio Samo

Anche in questo caso, probabilmente non si può considerare la table of content come un fattore diretto di ranking, ma senz’altro facilita la digestione del testo all’utente e la comprensione dei topic presenti nel contenuto ai crawler.

Negli e-commerce probabilmente non ha molto senso inserirla (a meno che non si parli del blog dell’e-commerce). Nei blog, siti di news o articoli vari è senz’altro un alleato potente.

Dati strutturati

I dati strutturati sono uno degli elementi più importanti nel mondo SEO e, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, assumeranno probabilmente un ruolo ancora più importante.

Sono delle piccole porzioni di codice, generalmente in formato HTML (microdati) o JSON, che si agganciano alle parole e ai contenuti delle pagine per fornire ai motori di ricerca una descrizione inequivocabile di cosa questi (parole e contenuti) significhino.

I dati strutturati sono stati introdotti nel lontano 2011 dai principali attori della ricerca online del tempo: Google, Microsoft, Yahoo e Yandex.

Homepage di Schema.org, la repository dei dati strutturati

Quando possibile, ricordati di marcare i tuoi contenuti con i dati strutturati più idonei ad essi. Ad esempio, puoi utilizzare Product per le schede prodotto (qui il dato strutturato: https://schema.org/Product), CollectionPage per le pagine di categoria dell’e-commerce (qui il dato strutturato: https://schema.org/CollectionPage), BlogPosting per i post del tuo blog (qui il dato strutturato: https://schema.org/BlogPosting) o BreadcrumbList per le Breadcrumb del tuo sito (qui il dato strutturato: https://schema.org/BreadcrumbList).

Media differenti dal testo

Quanto parliamo di pagine e contenuti, non parliamo assolutamente soltanto di media di testo. Video e immagini sono armi fenomenali per arricchire il tuo contenuto e soddisfare l’esigenza degli utenti che non sono grandi fan della lettura.

Quando trovi una SERP in cui immagini e video occupano un ruolo prominente, valuta – se ne hai la possibilità – di creare contenuti visivi che possano accompagnare la lettura.

Guarda ad esempio questa SERP, generata dalla query “guida installazione pixel” (di Meta, ovviamente).

SERP con video in evidenza generata dalla query “guida installazione pixel”

Il box Video, con una selezione dei video di YouTube sull’argomento, è posizionato subito sotto il primo risultato (che è ovviamente Facebook con la sua guida ufficiale). É evidente che gli utenti apprezzano, per soddisfare questo obiettivo di informazione, anche dei contenuti differenti dal testo.

Discorso molto simile per la SERP di “scarpe da basket air jordan”, che trovi a seguire.

SERP generata dalla query “scarpe da basket air jordan”, con box Immagini in evidenza

Subito sotto al primo risultato organico (in questo caso ovviamente Nike, con la categoria dedicata all’iconica linea di Michael Jordan), un bel box Immagini in evidenza. Forse perché di Air Jordan ne esistono davvero un’infinità, ipotizzo che gli utenti preferiscano rifarsi a un’esperienza visiva per scegliere cosa acquistare, piuttosto che entrare solo nella pagina di listing di un e-commerce.

La presenza di contenuti di questo tipo (caricati direttamente sul sito nel caso delle immagini, anche embeddati da YouTube o da altre piattaforme Social nel caso dei video) può rappresentare un importante boost per la percezione qualitativa del contenuto che stai pubblicando. Oltre, ovviamente, ad aprirti al posizionamento nelle SERP verticali di Google (per l’appunto, quelle che abbiamo appena visto: Video e Immagini).

Gestione dei link

É un fattore molto importante, ma è forse l’unico che ha peso al di là del singolo contenuto.

I link che puoi far uscire da una pagina sono fondamentalmente di due tipi: link esterni e link interni. Per link esterni faccio riferimento a link che puntano fuori dal tuo sito. Per link interni mi rifaccio ovviamente a tutti i link che puntano internamente, ad altri contenuti del tuo sito web.

Sono entrambi fondamentali, ciascuno a suo modo. Di base, ricorda sempre che quando punti un link verso un contenuto, lo stai votando. Ovvero stai dicendo al crawler di:

  • visitare quel contenuto, perché glielo consigli;
  • visitare quel contenuto per quel determinato argomento, riassunto nell’anchor text (la parte cliccabile del link).

Al netto di questo, valuta molto attentamente come gestire il linking.

Utilizza i link interni per valorizzare i tuoi contenuti, passandogli un po’ di valore (o PageRank) e segnalando a Google e all’utente perché li stai linkando. Avrai notato che, all’interno dei miei post, spesso e volentieri lascio link ad altri contenuti interni. In questa stessa pagina, quando parlavo di Sistemi di Ranking o Search Intent.

I motivi per cui li ho inseriti sono fondamentalmente due. In primis, volevo aiutare te e gli altri lettori a recuperare velocemente articoli in cui ho approfondito tematiche trasversali alla SEO On Page. In secondo luogo, volevo segnalare a Google che quei contenuti sono per me importanti, passandogli un po’ del valore di questa pagina e indirizzando il crawler a scansionarli.

I link verso l’esterno sono importantissimi quando fai riferimento a dati o informazioni che non sono farina del tuo sacco. Non c’è niente di male a linkare risorse o banche dati: io stesso, quando mi riferisco a cose che Google “ha detto”, linko senza problemi le loro risorse gratuite.

É giusto così: fornisci all’utente un approfondimento che può rendere migliore la sua esperienza sul tuo sito, anche se questo porta al di fuori del tuo sito.

Naturalmente, meglio non rendere la tua pagina un colabrodo di link, interni o esterni che siano. Primo per non confondere o perdere l’utente, secondo perché più aumenta il numero di link, minore è ovviamente il peso che ciascun link può apportare.

Cura l’esperienza dell’utente in tutti i modi possibili

Prima di andare online, assicurati che l’esperienza prevista dell’utente sulla pagina sia soddisfacente. Questa asserzione può significare una miriade di cose. Da un punto di vista strettamente SEO, assicurati che la pagina sia:

  • responsive: ovvero che sia ben leggibile anche e soprattutto da mobile. Controlla che l’interlinea agevoli il lettore, che il font non sia troppo piccolo, che le immagini rispettino la risoluzione dei monitor e che, se li usi, eventuali banner promozionali non siano troppo invasivi;
  • performante: ovvero che quelle bellissime immagini che hai messo, o quel fantastico effetto grafico per nascondere e visualizzare elementi del contenuto, non abbiano reso la pagina pesante 10MB. Costringere un utente ad aspettare più di 2-3 secondi per il caricamento della pagina è davvero una pessima idea. Controllo i Core Web Vitals, che sono un importante segnale di ranking.

Perché l’esperienza dell’utente è importante? Semplice: perché è uno dei segnali più forti nella composizione del ranking delle pagine nelle SERP.

É notizia di circa due-tre mesi fa che Google utilizzi anche i clic degli utenti sulle pagine web per valutare la classifica dei siti da mostrare nelle pagine dei risultati di ricerca (se vuoi leggere l’articolo, lo trovi su Search Engine Land a questo indirizzo: https://searchengineland.com/former-googler-google-using-clicks-in-rankings-432401).

In aggiunta alle dichiarazioni dell’ex-dipendente Google riportate da SEL, anche dalle carte del processo Antitrust che Google sta sostenendo negli USA sono emersi delle slide, pensate originariamente per uso interno, che segnalerebbero come principali segnali di ranking:

  • quello che il documento dice di sé (ergo, il suo contenuto);
  • quello che il web dice del documento (ergo, chi linka il contenuto dall’esterno);
  • le interazioni degli utenti (ergo, come gli utenti si comportano a proposito con il contenuto).
Slide Google “The 3 Pillars of Ranking”

La slide in questione si chiama “The 3 Pillars of Ranking”, è sicuramente decontestualizzata rispetto all’interno corpus di slide a cui apparteneva, ma lascia un importante spunto di riflessione cui prestare attenzione.

Che contenuti e link fossero fondamentali non è certo una novità. La conferma (da molti SEO, me compreso, ampiamente supposta) che il comportamento dell’utente fosse effettivamente un segnale di ranking sposta drammaticamente l’attenzione sulla necessità sempre più impellente di lavorare anche per l’utente.

Il CTR dei tuoi risultati in SERP è fondamentale. Se posizioni un contenuto per le query che ti interessano, hai molte impressions e pochi clic (e quindi un CTR basso), assicurati che questo non succeda perchè hai problemi nella pagina in SERP. Accertati che la pagina carichi correttamente, che sia visibile da desktop e da mobile senza problemi, che gli annunci non siano troppo pervasivi.

Assicurati anche che hai centrato l’intento di ricerca delle query. Potresti posizionarti anche se sei l’unico a dire qualcosa di differente rispetto ai 9 competitors che trovi in SERP: ma potresti precipitare tanto velocemente quanto sei salito, se gli utenti non apprezzano quello che dici (in pagina) o come lo presenti (nello snippet in SERP). Google fa un’infinità di test giornalmente per verificare se i suoi ranking sono soddisfacenti per gli utenti; quindi stai molto attento a valutare tutti i dati che riesci a raccogliere quando ti posizioni e generi impressions.

In aggiunta, come ti dicevo all’inizio del post, cerca di promuovere l’interazione e la diffusione dei tuoi contenuti. I commenti lasciati dagli utenti sui tuoi contenuti sono oro per la SEO, come sono fondamentali le eventuali ricondivisioni degli utenti sui canali social, sui forum e dovunque Google possa trovarli.

Conclusioni

Beh, direi che di carne al fuoco ce n’è molta. Ho preferito non scendere troppo nel dettaglio dei singoli elementi che costituiscono l’ottimizzazione On Page perché preferisco trattarli poi in specifici post, più brevi e verticali.

D’altronde il Search Intent me lo permette 😉

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